L'emicrania è un disturbo, ma si può considerare una malattia.
I progressi farmacologici sono continui, in questo campo, perché il problema è diffuso e anche invalidante però, piuttosto che addentrarci nella classificazione dettagliata delle emicranie e dei relativi rimedi farmacologici, pertinenza di altre branche mediche, ci interessa di più occuparci dei mal di testa sui quali si può influire positivamente (e purtroppo anche negativamente) con l'alimentazione.
Una razionalizzazione dell'alimentazione ha sempre un effetto positivo su questa patologia, magari piccolo, ma ce l’ha. Intendiamoci, esistono forme di emicrania che resistono anche ai farmaci specifici e che mettono in serie difficoltà le persone che ne soffrono, logicamente, e anche i medici che si impegnano a curarle.
Però i miglioramenti che vediamo, quando le persone cominciano a mangiare in maniera più appropriata, sono così evidenti da far pensare che un legame fra alcuni tipi di mal di testa e il cibo ci sia per forza.
Questo legame passa attraverso il buono o il cattivo funzionamento di alcuni organi.
Il fegato è uno di quelli più spesso interessati, i reni sono anche loro dei primi attori quando ci sono disturbi di pressione e, infine, la muscolatura scheletrica influisce sulle emicranie definite muscolo-tensive. Un altro tipo è la cefalea da anemia ferro-carenziale.
Una donna giovane che voglia dimagrire, durante la prima visita descrive anche alcuni disturbi come stipsi, bocca asciutta, sonnolenza dopo i pasti, mal di testa (specie nella settimana premestruale) e, a volte, un’irritabilità cui non sa dare spiegazioni. E’ possibile che assuma anche analgesici quando non può più sopportare i mal di testa e inoltre è facile che dorma male la notte. Sono segni che indicano una difficoltà epatica non segnalata da analisi del sangue perché non c’è danno d’organo. Spesso le persone con questo tipo di emicrania si giovano dell’uso di sostanze nervine, che diano uno stimolo adrenergico. Un caffè, spesso amaro, riesce fermare l’insorgenza di questi mal di testa perché è uno stimolo, anche piuttosto secco, all’epatocita che sta lavorando al di sotto dello standard necessario.
Che fare?
Prima regola: ridurre le proteine animali e aumentare i carboidrati perché sono estremamente utili nel drenaggio della cellula epatica mentre le proteine animali, più complesse biochimicamente, sovraccaricano un epatocita in difficoltà. Va sottolineato che parliamo di una riduzione non di una eliminazione perché le proteine animali, a loro volta, ci servono per tenere leggermente stimolata la tiroide e quindi il metabolismo.
Seconda regola: stimolare il fegato attraverso l’uso della frittura. Utilizzando rigorosa-mente olio extra vergine e associando all’alimento fritto un contorno crudo e un frutto piuttosto zuccherino, noi possiamo migliorare le capacità disintossicanti del fegato, rimuovendo più velocemente dal sangue quelle molecole tossiche responsabili della sintomatologia.
L'emicrania "epatica" è dovuta alla cattiva depurazione del sangue in cui rimangono molecole indesiderate in grado di attraversare la barriera emato-encefalica e di provocare questo genere di mal di testa. Quando l'alimentazione viene riequilibrata l'emicrania migliora in modo sensibile e, alle volte, scompare.
A questo punto, di solito, il o la paziente ha almeno due domande da fare:
Per la seconda domanda la risposta è rapida ed è no, perché i carboidrati sono una componente fondamentale di qualunque dieta dimagrante ben programmata e perché anche usati la sera non interferiscono con il dimagrimento, quando sono gestiti nel modo appropriato e nelle giuste quantità.
Per la prima domanda il discorso è un po' più articolato. Per cominciare dobbiamo intenderci sul tipo di alimenti che consideriamo.
Il fegato non ama le sostanze chimiche, vengano esse dai farmaci o da altre fonti, perché sono tossiche e quindi gli alimenti che contengono additivi chimici per lui si comportano allo stesso modo dei farmaci. Evidentemente se una persona usa abitualmente alimenti trattati industrialmente (precotti, liofilizzati, surgelati industriali e quant'altro), mangia molto spesso in posti dove la cucina non sia molto curata (a partire dalla qualità degli ingredienti) o segue un'alimentazione troppo selettiva e quindi squilibrata, può avere disturbi col tempo.
La settimana premestruale, inoltre, con il movimento ormonale che porta con sé, può complicare le cose. E' vero che sono ormoni endogeni ma sono pur sempre molecole piuttosto complesse che il fegato deve trasformare ed eliminare e che comportano un super-lavoro.
Non è raro che la semplice riduzione delle cause elencate (mestruazioni a parte, naturalmente) dia già buoni risultati senza aver ancora iniziato a impostare un trattamento alimentare mirato al problema del mal di testa.
In pratica, anche se è un meccanismo piuttosto complesso da descrivere, si tratta di depurare l'organismo in modo da farlo funzionare in maniera ottimale.
E’ un meccanismo simile a quello del mal di testa che molti avvertono quando si salta un pasto. L’emicrania questa volta non si scatena per eccesso di sostanze tossiche introdotte ma per cattiva eliminazione di quelle già presenti poiché il fegato, non ricevendo adeguati rifornimenti di energia e di elementi necessari ai suoi processi chimici, va in difficoltà.
Il risultato è, di nuovo, una cattiva depurazione e quindi il mal di testa. Il digiuno, di solito, intossica non purifica.
Un rimedio abbastanza efficace è mangiare una fetta di limone (non trattato) con tutta la buccia passata nello zucchero. Se presa all'insorgenza dell’emicrania e ripetuta anche ogni trenta minuti, da dei risultati sorprendenti. Va bene anche un limone spremuto in mezzo bicchiere d’acqua con 1 o 2 cucchiaini di zucchero.
Un caso particolare è il mal di testa da carenza di ferro che incorre perché scarseggia l'emoglobina e quindi l'ossigeno. L'emoglobina funziona grazie al ferro, se il ferro è poco l'ossigenazione dei tessuti e anche dell'encefalo è carente, di qui il mal di testa.
In questo caso serve una dieta che arricchisca le riserve di ferro, senza però dare carichi eccessivi e in tempo troppo breve perché sarebbero controproducenti. E’ scontato, ma doveroso, dire che bisogna ricercare la causa di questa anemia ed eliminarla, quando è possibile. Alimenti utili sono le carni, specie rosse, l’uovo, il radicchio, l’indivia belga, la cicoria, il carciofo, i fagiolini, il melograno, l’uva scura, le prugne.
Riguardo la cefalea da sbalzi pressori le cose stanno in modo diverso. In questi casi tutto dipende dal controllo dell'ipertensione o dell'ipotensione.
Nella prima il sovraccarico dei distretti arteriolari cerebrali è responsabile del sintomo, nella seconda è una difettosa ossigenazione cerebrale a dare la sintomatologia, effetto simile a quello dell'anemia ma con cause diverse.
La strada da percorrere, quindi, è sempre quella del riequilibrio della pressione. Come fare? Nell'ipertensione la dieta è piuttosto specifica e articolata ma, in breve, non deve complicare la filtrazione renale cosa che succede se c'è un eccesso di basi azotate (carni rosse), glutine (pasta di semola) e sali minerali (per lo più di provenienza vegetale). L'utilizzo di questi alimenti va dosato in modo adeguato per ogni singolo paziente.
Alimenti che invece aiutano la diuresi sono: cicoria, cipolle, finocchi, sedano, pesche, melone, ananas, mandarini, pesce.
Nell'ipotensione si lavora sull'attività tiroidea stimolando la quale i valori pressori tendono a risalire verso la norma. Va detto, però, che questa è una situazione clinica in cui si devono fare i conti con le caratteristiche della popolazione mediterranea nella quale esiste una tendenza spesso genetica all'ipotensione specialmente nel sesso femminile. I risultati perciò sono meno evidenti rispetto a quelli che si ottengono nell'ipertensione.
Nel caso in cui il o la paziente sia una persona iperattiva, spesso insonne, con tendenza alla iper-contrattilità muscolare e frequente che l’uso del caffè dia il risultato esattamente opposto a quello della paziente con fegato rallentato. In questi casi la stimolazione non è molto indicata perché esiste già un’iperattività di base in grado di produrre grandi quantità di scorie. E’ utile invece aiutare il drenaggio con il potassio che agisce sia da mio-rilassante che da sostegno all'attività epatica. Così riequilibriamo anche la trasmissione neuro-muscolare che è basata sullo scambio di cariche elettriche. Il potassio ha un ruolo fondamentale in questo meccanismo. L’uso dei carboidrati è da privilegiare ma il paziente va anche leggermente sedato. Per questo scopo è bene non dare proteine animali la sera ma solo a pranzo, mentre a cena si possono usare alimenti come lattughe, belghe ai ferri, zucchine, fagiolini, patate, pesche preferibilmente a pasta bianca e banane.
I carboidrati agiscono sinergicamente al potassio anche per decontratturare la muscolatura. La contrazione muscolare avviene grazie al consumo di zucchero e il muscolo si ridistende solo se l'apporto di zucchero è adeguato. Se c’è carenza è più facile che una parte delle fibre muscolari abbia difficoltà a rilassarsi, dopo la contrazione, dando così quella sensazione di tensione del trapezio e degli altri muscoli del collo e delle spalle che è alla base di questa cefalea.
L'apporto di carboidrati deve perciò essere pressoché costante nella dieta per il mal di testa. Tutti i farinacei sono utili come anche lo zucchero e il fruttosio della frutta.