Partendo dai dati sulla Nutrizione di cui oggi giorno siamo in possesso, il presente lavoro si propone di sottolineare il punto di vista e le possibilità operative che la Bioterapia Nutrizionale fornisce nella gestione della dieta dei bambini sportivi.
Confrontando i consigli largamente noti con quelli proposti in questa relazione si evidenzia come la Bioterapia Nutrizionale operi in modo molto dettagliato sui meccanismi fisiologici dei principali organi. Questo Metodo infatti si avvale di una particolare attenzione allʼaspetto energetico-funzionale dellʼorganismo che è il perno centrale del ragionamento terapeutico. Gli alimenti sono gli stessi ma è il modo utilizzarli ed associarli che ne sfrutta tutte le potenzialità.
Eʼ cosi che la dr.ssa Domenica Arcari Morini lo ha insegnato a noi, suoi allievi.
Un bambino che fa sport è un atleta in piccolo ma anche se facciamo le opportune proporzioni non è la stessa cosa di un adulto. Non lo è per tre ragioni:
Il punto di vista della Bioterapia Nutrizionale riguarda non tanto le prime due considerazioni circa le quali le applicazioni pratiche sono pressoché universalmente analoghe, ma la terza.
TAB. 4 – Pitzalis – Lucibello, modificata
LʼIstituto Nazionale per la Nutrizione e la S.I.N.U. (Società Italiana di Nutrizione Umana) hanno pubblicato, oramai da anni, i L.A.RN. Livelli Raccomandati di Assunzione di Energia e Nutrienti (L.A.R.N.) che sono le tabelle ufficiali del fabbisogno di nutrienti della popolazione. I livelli di nutrienti raccomandati sono presentati in forma tabellare per classi di età e peso e distinti per sesso. L'ultima revisione dei LARN è stata rilasciata nel 1996 ad cura della S.I.N.U. Di seguito ne vediamo un esempio.
Il testo di accompagnamento di queste tabelle elenca una serie di considerazioni e di parametri che sono stati utilizzati nella loro stesura.
Tra le altre cose vengono sottolineati degli aspetti interessanti:
“Va ricordato che, secondo quanto già riportato nella precedente edizione, i LARN mirano essenzialmente a:
“In questa nuova edizione dei LARN non vengono riportati nella tabella finale i livelli raccomandati in energia per classi di età. Ciò in quanto, mentre per i singoli nutrienti esiste un largo margine di sicurezza entro il quale non esiste un reale pericolo per lo stato di nutrizione, nel caso dell'energia, anche piccole deviazioni dai reali fabbisogni dellʼindividuo possono portare a lungo termine ad un allontanamento significativo dal peso corporeo ottimale con conseguenze importanti sul piano della salute.”
Si evidenzia una giusta attenzione alla diversità e alle caratteristiche del singolo per cui non potendo standardizzare un fabbisogno energetico perché troppo soggetto a variabili di diversa natura si preferisce non farne menzione. Devʼessere cura del clinico valutare le necessità da caso a caso ed è quanto la Bioterapia Nutrizionale si sforza di fare costantemente. E poi: data la notevole variabilità dei fabbisogni in energia anche nellʼambito di una singola classe di età sarebbe molto rischioso suggerire come adeguato un singolo valore di fabbisogno energetico. Nel capitolo "Energia e individuo di riferimento", sono indicati degli intervalli di raccomandazioni per gruppi ristretti e ben definiti di popolazione per ciascun anno di vita fino all'età adulta e di qui in poi valori differenti a seconda del peso corporeo e del tipo di attività fisica svolta.”
“I valori di Indice di Massa Corporea per definire le condizioni di sottopeso, normopeso, sovrappeso e obesità per gli adulti sono stati unificati per uomini e donne, secondo le indicazioni WHO (1995).”
Eʼ sicuramente un approccio non basato solo su protocolli che non può che essere condiviso. E ancora:
“Non vengono riportate raccomandazioni per i primi 6 mesi di vita. Ciò soprattutto nell'intento di favorire e incoraggiare l'allattamento al seno, così come del resto raccomandato da pediatri e organismi internazionali.” Fonte: S.I.N.U. 1996
Come non essere dʼaccordo anche con questʼultima osservazione ?
Da queste poche considerazioni, estrapolate da un testo di dimensioni ben maggiori, si apprezza la complessità e la notevole serietà del lavoro svolto che è un solido punto di riferimento per tutti gli operatori nel campo della nutrizione.
Il nutrizionista, oltre i dati e i parametri finʼora elencati, quando si tratta di un paziente in età evolutiva e che fa sport tiene in considerazione anche alcune regole semplici ma basilari:
Nacque così la prima tabella degli alimenti.
Naturalmente Atwater dovette elaborare una serie di procedure in relazione al tipo di alimento che era oggetto di studio anche per rendere le misurazioni sufficientemente precise. Con i suoi colleghi mise a punto diversi sistemi per ottenere dati che poi venivano incrociati ottenendo dei parametri per quanto possibile attendibili e omogenei.
Oggi, pur rimanendo valido il concetto di Atwater, si sono introdotti altri parametri
(non è qui il caso di inserire le moderne tabelle degli alimenti perché sono facilmente reperibili e molto numerose ed estese). Due di questi parametri sono le caratteristiche chimiche degli alimenti e la loro assorbibilità, caratteristica questʼultima che fa variare la resa energetica nellʼorganismo di due alimenti diversi anche a parità di calorie nominali.
La Bioterapia Nutrizionale basandosi sulle acquisizioni della ricerca scientifica elabora la gestione della dieta, invece, soprattutto dal punto di vista funzionale e costituzionale. Il conteggio delle calorie ha unʼimportanza relativa perché (è realtà di tutti giorni nella pratica clinica) un pasto ben associato può far dimagrire e uno associato male può far ingrassare, anche a parità di calorie.
Gli alimenti infatti, oltre le già discusse proprietà, possiedono anche quella di “pilotare” entro certi limiti il funzionamento degli organi.
Questo si ottiene soprattutto combinando le opportune associazioni nel pasto e nella sequenza dei pasti. Gli alimenti sono gli stessi, ma le loro associazioni, le preparazioni e il momento in cui vengono proposti al paziente creano quelle sinergie che consentono alla Bioterapia Nutrizionale di agire da vera e propria terapia.
Abbiamo detto allʼinizio che il bambino sportivo è un piccolo atleta ma la differenza principale sta nelle particolarità del suo metabolismo. Facciamo ora alcune considerazioni di fisiologia e di clinica che torneranno utili per spiegare le scelte alimentari dellʼultima parte di questa relazione.
Egli non ha la forza né la resistenza di un adulto e soprattutto è in crescita quindi va anzitutto protetto in questa lunga e complessa fase del suo percorso biologico ma anche opportunamente stimolato. Proprio perché in crescita la velocità di funzionamento di molti sistemi è superiore allʼadulto.
1. Il fegato è probabilmente lʼorgano più attivo poiché è chiamato ad un impegnativo lavoro di sintesi proteica, di gestione dei lipidi e della depurazione del sangue tale da richiedere un approvvigionamento di zuccheri adeguato e costante. Non è facile, infatti, trovare un bambino a cui non piacciano le cose dolci che sicuramente sono buone ma che rappresentano, per il loro contenuto in zuccheri, il “carburante” fondamentale per lʼepatocita che ne consuma grandi quantità per le sue numerose attività chimiche, più di quanto non faccia un fegato adulto.
Se già non è pensabile che una dieta corretta possa essere carente in carboidrati per un adulto (intendendo con il termine “dieta” non un regime che faccia dimagrire ma la gestione complessiva dellʼalimentazione di una persona, qualunque sia lʼobiettivo) per un bambino, che per giunta fa sport, è addirittura assurdo e molto dannoso.
Il giusto apporto di zuccheri è riconosciuto ormai da tutti i più attenti nutrizionisti in tutto il mondo per tante valide ragioni (consumo durante lʼattività fisica, mantenimento delle riserve di glicogeno muscolare, etc) ma non si tiene conto del ruolo fondamentale che essi hanno nel regolare il funzionamento epatico determinandone sensibilmente il grado di efficienza.
Si è parlato e si è scritto già molto nei Convegni e nei libri di Bioterapia Nutrizionale sul funzionamento degli organi e su cosa va fatto per drenarli, stimolarli e sostenerli ed è a quei testi ed articoli che, per brevità e mio malgrado, sono costretto a rimandare il lettore eventualmente interessato. Qui ci limiteremo a ricordare che il fegato richiede zuccheri per poter lavorare e per poter essere drenato efficacemente essendo una delle sue peculiari attività proprio lo smaltimento delle sostanze tossiche presenti nel sangue, come ad esempio quelle prodotte dallʼesercizio fisico.
Non dimentichiamo, poi, che il bambino studia e va a scuola (4-5 ore di lezioni per 6 giorni alla settimana) quindi la sua attenzione è molto sollecitata. Il cervello, come noto, è un altro vorace consumatore di zuccheri. Ecco una delle molte ragioni per cui è profondamente sbagliato sorvolare sul fatto che i bambini non facciano la prima colazione.
Il fegato va anche opportunamente stimolato, specialmente quello dei bambini, e la frittura è lo strumento migliore. Questa è una seconda differenza che il Bionutrizionista manifesta rispetto ai piani nutrizionali tradizionali.
Non cʼè bambino che non ami appassionatamente le fritture, alcune più di altre certo, ma le chiede proprio perché il suo fegato ha spesso bisogno di “accelerare”.
La frittura (opportunamente preparata e associata, vedremo dopo come) è uno stimolo forte per lʼepatocita che aumenta molto la sua attività. Eʼ, se mi si passa il paragone, come un colpo di acceleratore per pulire le candele di un motore ingolfato.
Se un fegato è sano non cʼè ragione perché non debba sopportare facilmente la frittura e anzi giovarsene molto, soprattutto se un individuo fa sport e quindi ha un livello di cataboliti da eliminare maggiore di una persona sedentaria e una maggiore quantità di proteine da sintetizzare.
Naturalmente parliamo di unʼattività sportiva di base senza alcuna ricerca della prestazione, semplicemente necessaria a far crescere bene. Unʼattività agonistica, invece, richiede una gestione diversa che non é oggetto del nostro argomento odierno. Il fegato di un bambino è estremamente impegnato nella sintesi proteica basale dovuta alla crescita e nellʼ eliminazione dei cataboliti che il suo metabolismo accelerato produce, ma quando sarà il momento, avrà anche una complicazione in più: gli ormoni.
Sarà sempre il fegato a doverli coniugare e gestire con un dispendio energetico maggiore.
Quindi il bambino e lʼadolescente che fanno sport vanno seguiti da vicino e lʼalimentazione deve seguire e a volte anticipare determinati momenti chiave affinchè il fisico risponda con efficacia e senza eccessiva fatica al lavoro cui è chiamato.
2. Altro distretto di importanza cruciale è lʼapparato renale. Anche qui abbiamo detto tanto.
La diuresi in un bambino è maggiore rispetto allʼadulto anche se beve poco, è il turn-over metabolico che determina questo stato di cose. Il dispendio di sali minerali è maggiore e un bambino si disidrata più facilmente di un adulto. Il suo catabolismo proteico è maggiore perché la crescita richiede anche un ricambio maggiore quindi la filtrazione glomerulare si svolge a un ritmo che nel rene adulto non si verifica più.
Sulla base di queste semplici considerazioni sappiamo che non dobbiamo sostenere in modo particolare la diuresi (come faremmo per esempio con un paziente iperteso) perché non ne ha bisogno ma non dobbiamo neanche sovraccaricare la funzionalità renale, già di suo abbastanza impegnata.
Da qualche parte si legge che la cena dopo lʼallenamento potrebbe essere: minestrone, 120 gr. di carne bianca e 120 gr. di macedonia di frutta. Andrebbe bene se avesse fatto una gara di mezzofondo non dopo unʼora di basket o di nuoto.
Il carico di sali minerali rappresentato dal minestrone e dalla macedonia messi insieme è francamente eccessivo ed è reso più impegnativo dalle proteine della carne, anche se bianca. La quota di zuccheri della macedonia non è sufficiente al reintegro dei depositi muscolari e soprattutto a una corretta azione di drenaggio delle tossine post-allenamento da parte del fegato.
La preoccupazione oggi più diffusa, purtroppo, è quella di eliminare il più possibile i grassi e di abbondare in sali minerali (una volta anche gli zuccheri erano considerati un “nemico”). Entrambi gli intenti, se perseguiti in modo acritico e non sostenuti da un ragionamento clinico sul singolo paziente, rischiano di provocare danni al pari di una dieta squilibrata in senso carenziale.
I sali minerali in grandi quantità vanno riservati a casi clinici veramente poco numerosi, nella pratica clinica e dai test ematochimici si vede che il bambino che fa sport è perfettamente equilibrato sul piano elettrolitico già solo seguendo una dieta varia e appena equilibrata.
Il colesterolo, poi, a meno che non ci sia unʼanamnesi familiare di dislipidemie a quellʼetà non è certo un nemico, tuttʼaltro.
A parte il ruolo dei grassi nel Sistema Nervoso Centrale e come riserva di energia, per quanto riguarda il colesterolo siamo di fronte a una molecola essenziale nellʼetà evolutiva perché su di essa si fondano meccanismi immunitari, coniugazione di molti ormoni (compresi quelli sessuali) e costruzione delle membrane cellulari.
3. Qualche parola, infine, sulla tiroide che è anchʼessa relativamente iperattiva nella maggior parte dei casi, nei bambini.
Il pesce, in particolare quello di mare, è un alimento certamente virtuoso sotto molti aspetti. Una delle sue caratteristiche è lʼelevato contenuto di iodio che nel nostro organismo svolge una funzione di stimolo, di “accelerazione” sulla tiroide. Ne consegue che non è il caso di proporlo troppo spesso: una o due volte la settimana è sufficiente, anche perché il più delle volte è già un problema far loro accettare quella singola volta.
Non è neanche qui un caso se i bambini accettano con relativa facilità la sogliola piuttosto che un sarago, perché la prima ha un contenuto di iodio inferiore rispetto a molti altri pesci e lʼorganismo del bambino non vuole che la sua tiroide venga sollecitata più del dovuto.
Creiamo ora un identikit del nostro piccolo atleta: il bambino o bambina di cui ci occupiamo ha circa 10-11 anni, siamo a settembre quindi inizia la scuola, il pomeriggio fa i compiti e due volte la settimana svolge unʼora e mezzo di allenamento di nuoto dalle 18 alle 19,30, per esempio. Non ha problemi particolari come allergie o disturbi intestinali.
Il suo allenatore comincia le sedute con 25 minuti di ginnastica che viene fatta a bordo vasca con un programma abbastanza generico: 5-10 min di corsa a velocità medio-bassa, addominali, flessioni sulle braccia, flessioni sulle gambe, rotazioni delle braccia, lombari e 5 minuti di stretching. Seguono 5 min di recupero e poi unʼora di vasca in cui comincia a insegnare ai ragazzi gli stili più semplici.
La prima colazione può essere composta da: una tazza di latte zuccherato con cacao o caffè dʼorzo, una fetta di pane (circa 60-70gr.) con burro e marmellata o miele (se il bambino tende alla stipsi) oppure una fetta di crostata o di ciambellone oppure 3-4 fette biscottate sempre con burro e marmellata o miele. In alternativa si può usare pane o fette biscottate con 50-60 gr di cioccolata (anche spalmabile ma a patto che sia di buona qualità).
In Bioterapia Nutrizionale si evita per quanto possibile di usare alimenti manipolati industrialmente ma, trattandosi di bambini, è inevitabile che si debbano fare i conti, ogni tanto, con quello che la pubblicità propone.
Un frutto o una spremuta dʼarancia sarebbero un ottimo completamento della prima colazione ma teniamo presente che siamo al mattino presto, la scuola aspetta e capita di essere in ritardo per cui spesso il tempo a disposizione non è molto.
Con questa colazione, che chiaramente non è lʼunica proposta possibile, abbiamo fornito unʼadeguata quantità di zuccheri semplici e complessi rappresentati dalla marmellata o dal miele, dalla quota di carboidrati del pane e dal lattosio che è presente in grandi quantità, oltre allo zucchero per il latte, rallentati dalla presenza del burro con una conseguente maggiore durata della autonomia energetica. Questo ci consente di reintegrare le scorte epatiche (ricordiamo che la notte è un periodo di digiuno ma che lʼorganismo ha comunque svolto diverse funzioni di resetting) e ci consente di fornire sufficienti zuccheri per iniziare una mattinata di lezioni che impegneranno non poco il cervello che, come già detto, ne consuma notevoli quantità.
Non è raro che alcuni bambini perdano facilmente la concentrazione a scuola o addirittura tendano ad addormentarsi a metà della mattinata; molto spesso è perché la colazione è stata insufficiente (se mai è stata fatta)e le scorte di energia si sono esaurite anzitempo.
A metà mattinata: 50-60 gr. di pane con prosciutto o bresaola o una fetta di formaggio che francamente non importa affatto che sia magro, è importante che sia il più possibile genuino. In alternativa un pezzo di pizza con il pomodoro o bianca con del prosciutto.
Eʼ bene evitare i succhi di frutta che sono addizionati con sciroppi di glucosio. Eʼ poco comprensibile per la verità perché da più parti si raccomandi lʼuso di alimenti a basso indice glicemico per poi ammettere lʼassunzione di succhi di frutta e bevande integratrici che sono super-addizionati di glucosio.
Questa merenda di metà mattinata ha un duplice scopo: il primo è quello di prevenire il fisiologico calo della glicemia che si verifica in quella fascia oraria, il secondo è quello di fornire la prima vera quota proteica della giornata che in un bambino che fa sport è di importanza centrale.
Si preferisce non proporre le proteine al mattino, a meno di indicazioni in tal senso, perché consentiamo così al fegato e agli altri emuntori di “ripartire” più velocemente senza dover gestire il complesso processo digestivo della proteine. Queste invece vanno bene a metà mattinata perché, insieme al carboidrato del pane o della pizza, assicurano un andamento della curva glicemica più “piatto” e quindi più duraturo consentendo al bambino di arrivare al pranzo senza cali di energia.
La composizione del pranzo e della cena è in parte condizionata dalla presenza o meno dellʼallenamento nel pomeriggio.
Se cʼè allenamento dobbiamo privilegiare la componente glucidica rispetto a quella proteica che sarà presente invece ad allenamento finito.
A pranzo si può proporre:
80 gr di riso al burro e parmigiano, 1 uovo alla coque (spesso gradito dai bambini), 1 pomodoro in insalata e 2 prugne. Possiamo sostituire il riso con altri cereali (orzo o farro) o con la pasta, anche allʼuovo.
In questo modo abbiamo fornito un adeguato quantitativo di zuccheri che saranno utilizzati dallʼorganismo nel pomeriggio. Il bambino farà infatti i compiti prima di andare in piscina. Il resto degli zuccheri servirà ai muscoli che ne avranno sicura necessità. I muscoli hanno bisogno, infatti, di una notevole quantità di glucidi durante lʼesercizio fisico, per questo è preferibile fornirli loro prima perché integrarli dopo vuol dire aver fatto lavorare lʼapparato muscolare (cuore compreso) in carenza.
Lʼuovo alla coque rappresenta una minima quota proteica che lʼorganismo utilizzerà per le prime riparazioni strutturali già durante lʼallenamento. Il lavoro muscolare danneggia sempre le fibrocellule più o meno pesantemente a seconda del grado di impegno fisico. Queste fibrocellule muscolari vengono riparate dallʼorganismo (ed è uno degli aspetti peculiari e positivi dellʼallenamento) rendendole più efficienti. Alla coque lʼuovo è altamente digeribile e quindi rapidamente assimilato. Il pomodoro e le prugne forniscono fibre, sali minerali, zuccheri e ferro.
Prima dellʼallenamento: 1 ora e mezzo prima dellʼallenamento nuovo piccolo pre-carico di zuccheri velocemente assimilabili per lasciare libero il sangue di affluire ai muscoli quando gli sarà richiesto. 50 gr. di pane e marmellata oppure una banana oppure 5-6 biscotti con del the.
Cena: 50 gr. di pasta al pomodoro, 150 gr. di filetto ai ferri, 80-100 gr. di insalata, 1 pesca.
Il ruolo principale qui è quello delle proteine che sono necessarie per iniziare i processi riparativi menzionati in precedenza. La piccola quota di carboidrati serve a completare le riserve di glicogeno eventualmente utilizzate ma soprattutto a consentire al fegato di veicolare più efficientemente gli aminoacidi verso i tessuti periferici. Questo è assicurato anche dalla presenza del pomodoro e della pesca che sono di grande aiuto per lʼepatocita.
Inoltre il fegato, insieme ai reni, deve anche occuparsi del drenaggio delle tossine prodotte dallʼallenamento. Lʼinsalata completa lʼapporto vitaminico e di fibre. In più fornisce quella utilissima “acqua di vegetazione” che facilita molto i meccanismi di filtrazione renale.
Un cena alternativa: 150 hamburger ai ferri, 2 patate fritte (in olio extravergine dʼoliva), ¼ ananas o melone.
Qui compare il fritto insieme alla necessaria quota proteica. La frittura stimolando energicamente il fegato consentirà allʼorganismo del bambino di “processare chimicamente” ed eliminare le scorie più velocemente, consentendo un riposo notturno migliore. Ogni volta che si usa la frittura bisogno associarle un abbondante fornitura di zuccheri perché se il fegato ne ha bisogno già normalmente, ne vorrà di più nel momento in cui gli chiediamo di “accelerare” le sue operazioni. Questi zuccheri ce li forniscono gli amidi delle patate e lʼananas che, a sua volta, ci offre la sua acqua di vegetazione utile a fegato e reni per trasportare ciò che deve essere eliminato. Infine il potassio contenuto dalle patate svolge unʼimportante azione miorilassante e decontratturante muscolare, aspetto anche questo utile per una buona perfusione muscolare e per il riposo notturno.
Nei giorni in cui non cʼè allenamento può già essere sufficiente invertire il pranzo con la cena per avere la quota maggiore di carboidrati la sera, quando è di gran lunga più utile. Non è da proscrivere il carboidrato a cena, come sovente sostenuto, perché se ben gestito non comporta alcun rischio di aumento di peso mentre facilita molto il riposo notturno e le operazioni di drenaggio che durante la notte vengono svolte.
Le quantità degli alimenti, come molto opportunamente sottolineato dalla S.I.N.U., vanno ovviamente adattate al singolo ragazzo e allʼattività che svolge. Ricordiamo comunque che nei giorni di recupero non vanno ridotte perché è in quella fase che il sangue porta la maggior parte dei nutrienti ai distretti che sono stati sollecitati e “danneggiati” dallo sforzo.
Gli sportivi sanno bene che è durante il riposo che il sangue ci allena veramente poiché lʼesercizio è solo lʼinput, lo stimolo affinchè ciò accada.
Una dieta varia ed equilibrata è sicuramente sufficiente da alimentare un bambino che fa sport perché si parla di unʼattività sportiva “educativa” e non agonistica nel qual caso la gestione della dieta sarebbe molto più articolata e dettagliata in funzione di una serie di parametri che riguarderebbero un atleta adulto e sottoposto a carichi di lavoro ben diversi.
La Bioterapia Nutrizionale può, nellʼambito dei dati che la ricerca scientifica ci fornisce, sfruttare le proprietà degli alimenti per ottimizzare la gestione della nutrizione nello sport attraverso le opportune associazioni. Il risultato che si ottiene è di permettere agli organi di funzionare nella maniera più corretta possibile al fine di consentire al bambino di crescere e sviluppare il proprio fisico senza che la fisiologia dellʼorganismo debba risentirne.