In questa relazione si parlerà del trattamento dei pazienti sportivi in terza età attraverso il loro
inquadramento energetico nelle cinque Costituzioni della Medicina Tradizionale Cinese.
Siamo infatti fermamente convinti che questo passaggio rappresenti una tappa fondamentale durante la nostra visita al paziente consentendoci di raccogliere informazioni preziose sulle caratteristiche metaboliche della persona in esame. L’anamnesi costituzionale, infatti, è un potente strumento che integra splendidamente le informazioni cliniche e i dati strumentali di cui il paziente ci porta a conoscenza.
La conclusione della prima sezione di questa relazione è: una vita attiva mentalmente e fisicamente. Certamente è la sintesi corretta per l’impostazione di una buona vecchiaia per chiunque di noi. Per ottenere questo abbiamo visto che è necessario che l’apparato osteo-muscolare e il cervello siano opportunamente stimolati per dare il meglio di sè il più a lungo possibile. Ma possiamo ragionevolmente pensare che questo valga solo per i distretti appena citati e per gli altri organi no?
Ragioniamoci sopra un momento: il buon funzionamento di muscoli e cervello dipende in buona parte (ma non solo) dal sangue che li nutre, più esattamente dalla qualità di questo sangue cioè dalle sostanze utili che esso trasporta e da quelle nocive che contemporaneamente porta via. Ogni attività di “trasformazione”, e quella chimica dell’organismo umano non fa differenza, è basata sulla qualità e quantità delle materie prime fornite e sullo smaltimento corretto dei rifiuti; qui sta la sintesi dell’intero processo vitale.
Nel nostro organismo queste operazioni sono svolte dall’apparato digerente che comprende anche fegato e pancreas, dai polmoni e dal cuore, dai reni, dalla tiroide, solo per citare i principali.
La risposta alla domanda iniziale, quindi, è già in queste righe: è di basilare importanza la corretta stimolazione e il corretto drenaggio degli organi più “profondi” affinché quelli più “visibili” siano in salute, tanto più in presenza di attività fisica. Dall’interno all’esterno è il percorso del benessere.
Questa è la porta d’ingresso della Bioterapia Nutrizionale nell’organismo: ottenere i risultati appena detti attraverso l’alimentazione.
Potremmo occuparci ora, dopo la premessa fatta, dei vari nutrienti che sono necessari all’anziano o a chi si sta avvicinando alla terza età svolgendo un’adeguata attività fisica. Abbiamo però una considerazione da fare e un problema da risolvere.
La considerazione consiste nel sapere che esistendo un’infinità di tabelle nutrizionali redatte da numerosi Enti italiani e stranieri di assoluta autorevolezza non avrebbe molto senso in questa sede ripetere un lavoro che molti hanno già accuratamente svolto quantomeno nell’ultimo ventennio e che è facilmente reperibile nel web e in un gran numero di pubblicazioni.
Il problema di cui parlavamo invece sta nel fatto che se anche noi ripetessimo questo lavoro, come detto già esistente, non ci basterebbe. Perché in Bioterapia Nutrizionale non si può prescindere dall’aspetto costituzionale del paziente oltre che dal suo stato clinico e dagli obiettivi che si devono raggiungere.
L’introduzione di questi aspetti (specialmente il primo e il secondo) cambia radicalmente la situazione e quindi l’intervento nutrizionale, praticamente da persona a persona.
Perciò parleremo dei pazienti in questione inquadrandoli nelle cinque costituzioni della
Medicina Tradizionale Cinese delle quali però tralasciamo la descrizione dettagliata rimandando ai testi di Agopuntura Energetica e Medicina Cinese esistenti.
Il paziente epatico è un tipo reattivo, muscolarmente tonico rispetto all’età, piuttosto asciutto, fisicamente compatto se non è in sovrappeso. Il suo fisico non ama gli sport di resistenza ma preferisce quelli di rapidità. Questo tipo di costituzione ha bisogno di zuccheri assimilabili rapidamente come amidi, glucosio e fruttosio. Quindi la dieta del paziente epatico anziano e sportivo dovrà prevedere una quota di questi nutrienti pari almeno al 65-70 % degli alimenti nelle 24 ore. La prima colazione sarà così composta, per esempio: caffè, the non scuro o caffè e latte o spremuta d’arancia. 50-80 grammi di pane tostato con marmellata o miele una mela o un’arancia o 2 kiwi.
Il the non scuro è preferibile perché non contenendo molti tannini non sarà particolarmente astringente, caratteristica che nel paziente epatico può peggiorare una possibile stipsi propria di questa costituzione. Il pane tostato è consigliato perché oltre a ridurre il meteorismo consente all’organismo una più pronta utilizzazione degli amidi in seguito alla tostatura. Il miele, la mela e i kiwi hanno un’azione lassativa che al mattino si rivela molto efficace.
Il pranzo potrà essere: 50-70 gr di spaghetti al pomodoro, 150-200 gr di pollo in padella, 1 pomodoro in insalata, una pesca.
Una discreta quota di carboidrati uniti al pomodoro che è molto utile al fegato per la sua acidità, una carne bianca che avendo un contenuto in ferro ridotto è più gestibile dal fegato rispetto al manzo. La pesca fornisce altri zuccheri e iodio. Quet’ultimo, stimolando la tiroide, migliora le attività di eliminazione dell’organismo.
La cena può essere costituita da: 80-120 gr di pasta (o riso se non c’è stipsi) con zucchine trifolate, 1 uovo alla coque o strapazzato, 200 gr cicoria ripassata in padella con aglio, olio, peperoncino e pomodoro, 1 pera matura.
La pasta con le zucchine ha lo scopo di dare zuccheri e anche potassio che aiuta a rilassare la muscolatura dopo l’esercizio fisico e quindi migliora l’afflusso di sangue accelerando la perfusione tissutale e l’eliminazione dell’eventuale acidosi lattica. La cicoria ripassata col pomodoro dà un leggero stimolo epatico per metabolizzare più velocemente le tossine da allenamento e aiuta i reni a mantenere una diuresi adeguata. La pera matura oltre ad essere lassativa fornisce sali minerali utili per integrarne l’eventuale perdita. La quota proteica deve essere leggermente maggiore del normale per via dell’attività fisica ma non eccessiva per non sovraccaricare eccessivamente l’epatocita. Stiamo parlando di persone che svolgono un’attività fisica leggera esclusivamente per il piacere di farla e per mantenersi in buona salute perciò non sono necessari particolari accorgimenti nella quantità e nella distribuzione dei pasti che invece sono necessari nella dieta di uno sportivo o, ancor più, di un atleta agonista.
Il paziente di costituzione cardiaca è solitamente di corporatura piuttosto vigorosa, ha spesso una muscolatura ben sviluppata che ben si presta al lavoro fisico. Per contro tende facilmente, dopo i 40-50 anni ad avere problemi di ipertensione legati soprattutto all’attività surrenalica. I pasti devono quindi essere mirati a sostenere la funzionalità renale e ad essere leggermente iperglicemizzanti per contrastare l’eventuale iper-attività surrenalica.
La prima colazione: thè (meglio scuro) o latte con caffè o caffè d’orzo o yogurt con marmellata e miele. Anche in questo caso può andar bene pane e marmellata o miele oppure 6-7 biscotti da the. Solo un breve cenno al the lasciato in infusione più a lungo (4-5 min) che rilascia in questo modo più tannini. Anche se più astringente del the chiaro non dà problemi a questo genere di pazienti che non soffrono solitamente di stipsi ma diventa meno eccitante. Per lo stesso motivo si è citato anche il caffè d’orzo.
Il pranzo: 200-250 gr di pesce ferri, 200 gr di fagiolini lessi con olio e limone, 1 ananas.
Questo pasto tiene conto di alcuni aspetti importanti: è bene non esagerare con la carne di manzo in questi casi perché ricca di basi azotate e quindi impegnativa per i reni e stimolante per i surreni. La scelta del pesce va esattamente in questa direzione, sono stati aggiunti dei fagiolini perché ricchi in potassio e quindi in grado di bilanciare l’eventuale eccesso di stimolo tiroideo dovuto allo iodio del pesce. L’ananas ha una spiccata azione diuretica e in più fornisce una abbondante quota di zuccheri utili nella gestione dell’attività surrenalica.
Un pranzo alternativo potrebbe essere: 50-70 gr riso al pomodoro, 150 maiale ai ferri, 1 finocchio lesso, 1 banana. In questo caso la quota di zuccheri è data dal riso e dalla banana che non sovraccaricano i reni. In più è presente il potassio (miorilassante) della banana. La proteina del maiale è anch’essa adatta all’asse rene-cuore e il finocchio lesso completa la protezione renale fungendo anche da anti-meteorico; non è raro infatti che questi pazienti lamentino un eccesso di gas intestinali.
La cena: 80-120 gr di pasta all’arrabbiata, 2 cipolle gratinate, 250 gr di macedonia di frutta. Cena molto “zuccherina” ma che proprio per questo prepara bene il paziente al riposo notturno limitando anche un’eventuale iper-increzione di cortisolo al mattino. Per questo non è stata prescritta proteina animale nel pasto serale. Le cipolle sono di grande aiuto alla funzionalità renale e la macedonia di frutta fornisce un cocktail di sali minerali che l’organismo utilizzerà secondo esigenza senza che i reni ne soffrano grazie alla presenza delle cipolle.
In questa costituzione è molto importante bilanciare l’assunzione degli zuccheri e degli alimenti acidi. Infatti il paziente pancreatico, anche se non è diabetico, si giova di una somministrazione di zuccheri “lenti” (al contrario del paziente epatico) che non stressino eccessivamente la funzione endocrina del pancreas. Il controllo degli alimenti acidi invece è opportuno perché questi pazienti sono tra quelli che più spesso soffrono di gastralgie da ipercloridria se non di vere e proprie ulcere gastriche o duodenali. Nell’attività fisica, essendo il soggetto pancreatico tendenzialmente metodico, prediligerà gli sport di durata, a velocità costante per così dire, ma anche gli sforzi “massimali” il che ben si adatta all’uso di zuccheri lenti che garantiscono una maggiore autonomia ma meno “sprint”.
La prima colazione: the o caffè o caffè e latte; 50-70 gr di pane burro e marmellata oppure pane con 70 gr di prosciutto o bresaola o spek o con 1 uovo sodo o 70 gr di salmone affumicato. E’ una colazione diversa dalle precedenti: il burro ha la funzione di “rallentare” l’assorbimento del fruttosio della marmellata, in linea con la premessa tracciata. Se il paziente ha qualche disturbo documentato della glicemia si può ricorrere alla colazione “salata” dove gli zuccheri sono forniti dal pane ma frenati dalla presenza di proteine e grassi. Ciò in modo che il paziente pancreatico abbia una sufficiente autonomia energetica che gli consenta di arrivare al pasto successivo senza “buchi” di glicemia, cosa non infrequente in questi casi.
Il pranzo: 50-70 gr di spaghetti con aglio, olio e peperoncino, 150-170 di bistecca di maiale ai ferri (o 2 salsicce), 150 gr di radicchio ai ferri, 1kiwi.
È evidente l’uso del maiale che in questa categoria di pazienti (specie se diabetici) è la carne di elezione. Il maiale non è un alimento “pericoloso” come si è usi pensare né per il fegato né per i reni né per il colesterolo. Sono gli insaccati industriali, cui vengono aggiunti additivi chimici di vario tipo, che possono creare problemi. Inoltre nel pasto è stato associato 1 kiwi che, insieme al radicchio ai ferri, funziona da anti-ossidante. La quota di carboidrati anche qui è presente con gli spaghetti, l’aglio e il peperoncino sono due ottimi gastro-protettori.
La cena: 80-120 gr di pasta alla marinara (aglio, pomodoro e origano), 70 prosciutto crudo, 150 cavolfiore ripassato, 1 finocchio insal. In questa cena, data la cospicua quota di carboidrati, si è voluto mostrare come il trattamento può avvalersi di due contorni. Il primo apporta iodio e bromuro, in modo da non disturbare il riposo notturno, ed è cotto. Il secondo apporta acqua di vegetazione e buona diuresi e sarà crudo.
Solitamente la persona di costituzione polmonare è longilinea. Questi pazienti sono abbastanza alti con muscolatura poco pronunciata e lunga. Non hanno tendenza a trattenere liquidi anzi spesso è necessario controllare la loro diuresi per evitare la tendenza ad una relativa disidratazione (specie con una tiroide ben funzionante). L’attività fisica più idonea è quella aerobica, possono essere dei buoni mezzo-fondisti. L’approccio alimentare è quindi più sbilanciato sull’apporto di zuccheri che non su quello proteico non essendoci grosse masse muscolari da sostenere.
La prima colazione: caffè e latte o the o yogurt o spremute pane e marmellata o miele o ricotta. Non dobbiamo preoccuparci della glicemia né di promuovere particolarmente l’attività epatica. Sono pazienti metabolicamente abbastanza equilibrati. I problemi principali possono venire, come già detto, da una diuresi eccessiva e dalla possibile tendenza alle allergie nel qual caso i derivati del latte, le uova e il pesce non sarebbero indicati.
Il pranzo: 80-100 gr di pasta cacio e pepe, 60 bresaola olio e limone o prosciutto crudo, 2 patate lesse condite, 250 gr di macedonia di frutta. La quota proteica è minima e la scelta può cadere sul maiale perché il polmone ne ha beneficio. Questo tipo di carne infatti favorisce la produzione del surfactante alveolare. Il resto sono fondamentalmente zuccheri, potassio e calcio utili, gli ultimi due, a “rallentare” l’attività tiroidea e quindi la diuresi. I sali minerali della macedonia concorrono a mantenere una buona idratazione del paziente.
La cena: 80-120 gr spaghetti alla carbonara, 2 zucchine trifolate, 1 mela.
Non sono quasi mai grandi mangiatori quindi se fanno attività fisica vanno dati loro i nutrienti necessari preferibilmente in poche portate. Ecco il perché della pasta alla carbonara. C’è poi il potassio delle zucchine della cui azione abbiamo già detto.
Essendo spesso dotati di un certo senso estetico gli appartenenti a questa costituzione in genere tengono a una buona forma fisica anche perché la loro è forse la costituzione che ha più difficoltà a mantenerla. Ciò può accadere sia perché trattengono facilmente liquidi (anche in misura notevole in alcuni casi) sia perché il loro metabolismo solitamente è un po’ lento. Risulta evidente che il controllo dei valori pressori è un aspetto centrale nella loro gestione.
Inoltre non amano particolarmente il lavoro muscolare. Per loro non ci sono consigli particolari sul tipo di attività fisica da svolgere essendo potenzialmente adatti sia al lavoro aerobico che a quello anaerobico. Per il nutrizionista, invece, la parola d’ordine è proteggere la funzione renale. Qualsiasi lavoro muscolare di un certo impegno provoca la rottura di alcune fibrocellule muscolari che vengo poi ricostruite più forti. Queste rotture producono però anche una serie di cataboliti (comprese molte basi azotate) in grado di sovraccaricare i reni di una persona non più in giovane età.
Perciò la prima colazione potrà essere: latte con o senza caffè (o caffè d’orzo), pane e marmellata anche con burro o biscotti o una fetta di crostata o ciambelline.
La colazione salata (pancreatica) può essere adatta a questi pazienti che spesso la accettano volentieri. Questa appetenza per il salato si spiega col bisogno del loro organismo di tenere il più possibile in equilibrio il bilancio degli elettroliti.
Il latte è quasi sempre gradito al paziente renale e per noi è un’ottima fonte proteica (oltre che di zuccheri) che non disturba minimamente la funzione renale. Teniamo presente che i bambini e gli anziani, i cui apparati renali sono per opposti motivi non al top delle loro possibilità, amano molto assumere latte anche durante il giorno.
Il pranzo: 250 gr di pesce ai ferri o 2 uova al tegamino, insalata di finocchio o cappuccina con cipolla, pesca o ananas o mandarini o melone. Pranzo tipicamente “renale” perché non c’è nulla che possa disturbare l’attività dei reni. La cipolla e il finocchio “proteggono” ulteriormente il lavoro del rene e le proteine del pesce e delle uova sono fra le più adatte in questi pazienti, fornendo anche un importante stimolo tiroideo utile alla diuresi.
L’acqua di vegetazione dell’insalata fornisce un’acqua già depurata che è il prezioso veicolo tramite il quale eliminare i cataboliti. E’ esperienza clinica quotidiana constatare che quest’acqua è molto più utile di quella che beviamo (anche in grandi quantità) nella errata convinzione che aiuti i reni a lavorare meglio.
La cena: 80-120 gr di riso al pomodoro o al burro e parmigiano o all’arrabbiata, 250 gr di cicoria con aglio, olio e peperoncino o 80-100 gr di puntarelle, mela o ananas o melone. I carboidrati provengono dal riso, povero di proteine e perciò adatto ai reni, il pomodoro è cotto con la cipolla e la cicoria, le puntarelle e la frutta indicata sono tutti ottimi diuretici.
Una annotazione particolare è necessaria circa l’uso del peperoncino in questi pazienti. E’ esperienza consolidata della Bioterapia Nutrizionale che le proteine del peperoncino costituiscono in molti casi un sovraccarico della funzione renale. Il suo uso perciò, pur non essendo controindicato in linea generale, dovrà in questi pazienti essere valutato caso per caso anche con l’ausilio di uno stick urinario per raccogliere le informazioni necessarie circa l’opportunità o meno di somministrarlo.
Da quanto detto si capisce come sia almeno riduttivo consigliare una certa dieta ad un paziente soltanto basandosi sulla sua età e sulla attività fisica che svolge. L’inquadramento costituzionale mette in luce una serie di caratteristiche metaboliche imprescindibili, a nostro avviso, per programmare un buon regime alimentare. Tutto questo si affianca, naturalmente, alla valutazione clinica e strumentale tradizionale del paziente fornendo così al nutrizionista un quadro di informazioni talmente completo da permettergli di offrire al paziente un trattamento alimentare in grado di sostenere e proteggere il suo fisico in maniera completa.