Il sistema endocrino è un network estremamente raffinato, complesso e adattabile. Agire selettivamente su uno o più di uno dei suoi meccanismi è praticamente impossibile senza che ciò provochi una qualche risposta di compenso da parte dellʼorganismo. La natura si è cautelata con attenzione per evitare squilibri eccessivi e conseguenze irreversibili. Con la Bioterapia Nutrizionale vogliamo fornire allʼorganismo i mezzi naturali affinchè sia lui, e non noi, a riportare in equilibrio il meccanismo alterato. Non cʼè medico migliore se gli si offrono la possibilità e gli strumenti per lavorare bene e velocemente. La” Vis Sanatrix Naturae” è la forza che permette ogni guarigione.
Il caso clinico preso in esame è lʼoccasione per illustrare il razionale che guida le scelte nutrizionali nella gestione degli ipogonadismi maschili nellʼinfanzia.
Lʼipogonadismo maschile è legato a numerose cause. In questo lavoro lʼattenzione è posta su quelle su cui la Bioterapia Nutrizionale ha importanti possibilità di intervento.
Cause dal punto di vista Bionutrizionale
Secondo dati dellʼUnità di Andrologia del Dipartimento di Fisiopatologia Clinica dellʼUniversità di Firenze le cause più frequenti sono:
“Mentre il primo e il terzo di questi fattori sono scarsamente modificabili, lʼobesità lo è, anche se dai dati provenienti dai paesi altamente industrializzati, questo fattore è in continua, imponente crescita. I meccanismi con cui lʼobesità si associa allʼipogonadismo sono per lo più sconosciuti, ma è probabile che lʼinsulina o altri fattori ormonali rilasciati dal tessuto adiposo possano avere un ruolo regolando la produzione ipofisaria di LH. Anche il diabete, infatti, si associa ad una maggiore frequenza di ipogonadismo e pazienti diabetici hanno circa il doppio di probabilità di divenire ipogonadici."
-Prof. Mario Maggi-Università di Firenze
La premessa iniziale è appropriata perché anche se lʼipogonadismo maschile può avere cause genetiche (pensiamo alla S. di Klinefelter), neoplastiche e anche traumatiche che naturalmente non elencheremo in questa sede, scopriamo per bocca di un clinico del settore che percentualmente, nella pratica, le cose stanno diversamente.
Eʼ vero che una ridotta increzione di LH può derivare da una patologia organica dellʼasse ipotalamo-ipofisario ma al secondo posto cʼè subito una causa di tipo molto diverso: lʼobesità.
Eʼ di tutta evidenza perciò che alle cause che ci insegnano i libri di medicina, e che basterebbero già da sole, dobbiamo aggiungerne una ambientale, creata cioè da noi.
Nella nostra pratica clinica, in assenza di patologie genetiche o neoplastiche, le cause di maggior insorgenza di disturbi dello sviluppo sessuale maschile sono alimentari e farmacologiche.
Nel caso di quelle farmacologiche si rileva con una certa frequenza una storia di più o meno prolungate terapie sistemiche con cortisonici. Ora non è noto, o almeno non è certo, se tali farmaci abbiano una responsabilità diretta nellʼinsorgenza di questi disturbi, infatti il loro ruolo potrebbe essere determinato dalla tendenza a favorire lʼaumento di peso e ad alterare lʼomeostasi glucidica. Gli alterati valori di insulina o di unʼaltra sostanza potrebbero poi essere, come abbiamo visto, i diretti responsabili della minor produzione di LH a livello ipofisario e quindi della minor produzione di testosterone da parte delle cellule di Leydig testicolari e della ghiandole surrenali. Lʼosservazione però che nei bambini non è infrequente la concomitanza dei due fatti: terapia cortisonica prolungata – obesità e a volte ipogonadismo è un fatto innegabile. Lʼaltra causa, invece, è percentualmente molto più rilevante. Le cattive abitudini alimentari sono in grado di produrre guasti che per gravità e diffusione superano di gran lunga le cause farmacologiche.
Non entriamo, in questa sede, nella trattazione sistematica delle caratteristiche degli equilibri endocrini perchè ai medici sono noti e a chi non è medico non aggiungerebbero informazioni utili sul piano pratico. Ci limitiamo a dire, in grossolana sintesi, che il testosterone è lʼormone che sviluppa i caratteri maschili mentre lʼestrogeno quelli femminili.
In realtà lʼuniverso psico-neuro-endocrino che noi possediamo è una faccenda molto più complicata. Eʼ un complesso insieme di sistemi, ghiandole e organi che si “parlano” attraverso la produzione e lʼimmissione in circolo di ormoni. Questi ormoni sono dei messaggeri, trasmettono cioè degli ordini che unʼorgano o una ghiandola invia ad un altro organo, anche molto lontano, per dirgli di svolgere o sospendere o regolare una certa funzione. Il tutto sotto il controllo diretto o indiretto dellʼencefalo.
Proprio per questa caratteristica il sistema endocrino possiede un equilibrio estremamente delicato, non è velocissimo nelle risposte alle sollecitazioni ma è estremamente versatile.
Risulta evidente che lʼalimento poichè è in grado di agire nellʼorganismo a più livelli, dal più superficiale al più profondo, è in grado anche di influenzare sensibilmente un sistema così articolato, nel bene e nel male. Lʼalimento è un messaggio di vita così come lʼaria, non è una sostanza chimica di sintesi ed è quindi recepito dallʼorganismo nella sua totalità. Organismo e alimento parlano la stessa lingua e quindi i messaggi sono potenti. Eʼ ovvio che se riusciamo a ragionare in questʼottica possiamo darci più facilmente conto del fatto che la manipolazione industriale degli alimenti rappresenta un pericolo reale.
Le sofisticazioni che ci interessano di più per il tema di cui ci stiamo occupando e che influenzano negativamente lʼequilibrio ormonale sono rappresentate, nella pratica, dallʼutilizzo di estrogeni di sintesi per lʼallevamento di animali e lʼuso di fito-estrogeni per le coltivazioni. Gli estrogeni di sintesi vengono particolarmente usati per il pollame e i vitelli allo scopo di ottenere un accrescimento più rapido del normale con la conseguenza che lʼassunzione di queste carni comporta lʼingresso nellʼorganismo di cataboliti ancora attivi. Il fegato dellʼanimale infatti ne inattiva una parte ma non la totalità. Lʼuso frequente di queste carni fa sì che i soggetti che le assumono subiscano anche gli effetti impropri di questi ormoni che si possono manifestare con ritardo della crescita puberale.
I fito-estrogeni utilizzati nelle coltivazioni sono anche peggio perché in questo caso non cʼè stato il passaggio nel fegato dellʼanimale con conseguente parziale inattivazione del farmaco. Anche gli additivi chimici aggiunti agli alimenti possono influenzare il delicato equilibrio ormonale del bambino con conseguenze che, nellʼimmediato, non sono prevedibili.
Vale la pena di sottolineare un altro aspetto potenzialmente dannoso in questi casi rappresentato da una dieta carenziale dettata da convinzioni errate o per ottenere un forzato dimagrimento. La produzione di testosterone, infatti, viene alterata da ridotti livelli di colesterolo che è la molecola di partenza da cui il testosterone (e molti altri ormoni) viene prodotto. Eʼ perciò chiaro che una dieta che sia particolarmente povera di questa preziosa molecola può essere causa di squilibri. Lo stesso può accadere se lʼalimentazione è carente in proteine e altri lipidi o se cʼè un eccesso di carboidrati e zuccheri in generale nella dieta perché gli zuccheri “antagonizzano” lʼattività surrenalica attraverso lʼinsulina riducendone le possibilità di stimolo alla produzione ormonale.
Abbiamo visto come gli estrogeni introdotti con la dieta siano potenzialmente dannosi a livello ormonale. Il disturbo ormonale può venire, però, anche da uno squilibrio organico: se il fegato, ad esempio, non funziona in maniera adeguata (per cattiva alimentazione, sovraccarico da farmaci, etc.) ne risulta disturbata la sua capacità di coniugazione ed eliminazione degli ormoni per cui il delicato equilibrio tra quelli necessari alle giuste funzioni dellʼorganismo e quelli che vanno eliminati risulta di nuovo alterato. Anche lʼinquinamento da idrocarburi può avere effetti negativi, la benzina svolge un effetto estrogeno-simile.
Dellʼobesità abbiamo già parlato. Linee guida
Da quanto fin qui detto riusciamo già a intravedere le linee guida da seguire nel trattamento di questi pazienti e cioè che surrene e testicolo sono i principali produttori di testosterone a partire dal colesterolo.
Fig.1 - Una sola molecola per un grande network. In realtà i co-attori sono molti ma dipendono dalla disponibilità della materia prima: il colesterolo.
Dobbiamo quindi stimolare la funzione surrenalica e del testicolo per produrre testosterone, parallelamente dobbiamo accelerare lʼeliminazione degli estrogeni circolanti e lʼinattivazione delle loro frazioni attive attraverso lo stimolo della funzione epatica. Di conseguenza è necessario un adeguato, ma non eccessivo, apporto di zuccheri affinchè il fegato possa lavorare efficientemente, protetto da un buon rifornimento di energia.
Ovviamente vanno eliminati tutti gli alimenti contenenti estrogeni e infine, ma non meno importante, è opportuno sollecitare lʼinizio di unʼ attività fisica che è essa stessa un potente stimolo metabolico e surrenalico.
Spendiamo ora qualche parola sugli alimenti che sono i “pilastri” della terapia negli ipogonadismi maschili. Il primo alimento in assoluto è lʼuovo, di qualunque animale terrestre o marino. Essendo quello di gallina il più facile a reperirsi sarà anche quello che useremo di più ma nulla vieta di attingere ad altri volatili. Dal settore ittico riceviamo molte opzioni: la bottarga, il caviale, le uova di lompo che sono molto più economiche ma abbastanza efficaci e le uova di altri pesci. Tutti sono efficaci nello stimolo dellʼattività surrenalica e gonadica maschile.
Indispensabile è lo iodio per lo stimolo tiroideo necessario allʼaccelerazione dei processi di sintesi; lo iodio è contenuto in buone quantità nellʼuovo e nei prodotti del mare. Molto utili sia alla sintesi del testosterone che allo sviluppo degli spermatozoi sono anche elementi come fosforo e calcio che sono presenti nei mitili ma anche nei pesci neonati. Tra le carni, oltre il manzo, sono particolarmente ricchi di testosterone lʼabbacchio, il coniglio e il capretto nonché la cacciagione, gli animali cioè che vivono liberi e non in allevamento.
Quanto fin qui detto è un complessivo ma sintetico excursus sui dati scientifici e sui principi che la Bioterapia Nutrizionale utilizza nel trattamento degli ipogonadismi maschili ma si tratta di indicazioni di massima. Lʼutente non esperto può avvalersene per evitare di commettere errori grossolani nellʼalimentazione del proprio figlio ma è altamente sconsigliabile che imposti un trattamento terapeutico vero e proprio sulla base di poche nozioni. Il trattamento Bionutrizionale di questi disturbi, vista la delicatezza del terreno in cui ci si muove, richiede conoscenze ed esperienza che sono inevitabilmente proprie del Bionutrizionista o comunque del medico che potrà supportare le proprie scelte con le conoscenze di cui è in possesso.
Entriamo ora nella sezione più “tecnica” di questa relazione.
Il caso che descriviamo riguarda un bambino di 11 anni che è stato portato in visita dai genitori per ipogonadismo e sovrappeso. Non volendo ricorrere a cure ormonali con farmaci, la mamma e il papà preferivano intraprendere la strada dellʼalimentazione basandosi sulla convinzione, peraltro fondata come ora sappiamo, che riducendo drasticamente il sovrappeso anche la situazione ormonale ne avrebbe tratto vantaggio.
Il bambino, che chiameremo per comodità e privacy Gianni, allʼinizio del trattamento era alto 144 cm., pesava 68,5 kg. e le sue misure iniziali erano: torace 92 cm. – vita 110 cm. – fianchi (al trocantere) 97 cm.
Considerando che lʼaddome quasi globoso era dovuto anche allʼeccessiva ed errata alimentazione, oltre che alla sua voracità, i dati antropometrici ci descrivono un bambino di aspetto ginoide. Come spesso accade in questi casi era presente una moderata ginecomastia.
Nellʼanamnesi familiare cʼera la segnalazione che nella famiglia paterna erano praticamente tutti diabetici compreso il padre, di circa 45 anni, anchʼegli in evidente sovrappeso e con conformazione fisica simile al figlio anche se meno accentuata.
Da parte materna si segnalava la bisnonna diabetica e non altri. La mamma di Gianni, quarantenne, era in leggero sovrappeso e con una conformazione fisica “renale” quindi un soggetto con qualche difficoltà nella gestione dei liquidi.
Nellʼanamnesi prossima da rilevare unʼalvo abbastanza regolare con una tendenza saltuaria alla diarrea e sensazione di “buco allo stomaco” fra i pasti.
Queste informazioni, insieme allʼanamnesi e alla forma delle mani un poʼ tozze e con dita “a becco di papera” indirizzavano verso un pancreas con qualche difficoltà sia nella funzione esocrina che endocrina.
Le analisi del sangue non segnalavano particolarità a parte i trigliceridi oltre la norma.
I livelli ematici di testosterone in questo caso erano stati già richiesti dal medico di famiglia ed erano risultati nella norma. Occorre fare alcune considerazioni al riguardo.
Il testosterone totale è un valore di significato da interpretare infatti la frazione libera si aggira fra lʼ1 e il 3% del totale. Il problema risiede nel fatto che le due proteine ematiche che lo legano albumina e. soprattutto, SHBG possono variare sensibilmente.
Lʼalbumina può diminuire pressoché solo in presenza di gravi patologie renali o epatiche (nei bambini è un evento raro) ma lʼSHBG no e poiché il suo legame col testosterone è ad alta affinità è evidente che può essere un arbitro piuttosto influente della situazione.
Diverse condizioni cliniche ne possono variare le concentrazione: in generale lʼSHBG aumenta sotto stimolazione estrogenica e si riduce in risposta agli androgeni. T3 e T4 ne aumentano la concentrazione così come lʼinvecchiamento, la cirrosi e gli anticoncezionali orali.
Iperprolattinemia e ipotiroidismo la fanno diminuire ed interessante è che la stessa cosa accade nellʼobesità e nelle terapie con glicocorticoidi.
Inoltre va considerata la “sensibilità” del soggetto alla sostanza e cioè la disponibilità dei recettori sulle cellule bersaglio e la loro eventuale variazione in seguito a fenomeni di up o down-regulation.
In buona sostanza i fattori fondamentali che regolano lʼazione del testosterone sono:
Infine, il testosterone libero viene rapidamente convertito in diidrotestosterone ed estradiolo; come si vede i meccanismi di autoregolazione dellʼorganismo sono molti e a livelli diversi. La Natura cerca di correre meno rischi possibile in materia di ormoni e si è dotata (e ci ha dotati) di una rete di meccanismi di controllo e di compenso molto complessa e delicata.
In pratica è impossibile lavorare selettivamente anche su uno solo di questi fattori senza che se ne attivino altri in risposta.
“Si deve fare molta attenzione nel somministrare un farmaco ormonale specialmente nellʼinfanzia perché variando anche un solo ormone si può innescare un meccanismo a catena dalle conseguenze imprevedibili.”
- Dr.ssa Domenica Arcari Morini
In questi casi, per la prima colazione, sarebbe ideale proporre pane e uovo strapazzato o pane con burro e salmone o burro e bottarga. Considerando che il nostro Gianni era abituato con cappuccino e cornetto perché lo prendeva insieme al papà al bar, il salto era troppo lungo.
Si è giunti ad un compromesso così organizzato:
La colazione ideale aveva lo scopo di fornire fin dal mattino alimenti stimolanti le funzioni surrenalica e testicolare ma, trattandosi di bambini, spesso è più utile usare un approccio meno aggressivo ed ottenere, a prezzo di qualche compromesso, un più duraturo rispetto della dieta.
In ogni caso le opzioni proposte avevano comunque, anche se meno spiccate, le proprietà necessarie e garantivano un adeguato apporto di zuccheri senza particolari rischi di iper o ipoglicemia nella mattinata. Lʼarancia per lʼapporto di vit.C e come frutto con unʼazione stabilizzante la glicemia. La cioccolata fondente possiede una buona quantità di progestinici mentre il prosciutto crudo è una proteina animale quindi attiva sul surrene ma qui è stata usata più per le sue propietà di stabilizzazione della glicemia.
Pranzo: 150 filetto ferri, 2 belghe in insal, ¼ di ananas.
Cena: Frittata di patate (con 2 uova), 150 cicoria ripassata in padella, 4 mandarini.
Lo stimolo proteico del pranzo viene gestito dalle belghe e lʼananas per non sovraccaricare il rene, quota di zuccheri sufficiente. A cena, usando lʼuovo come androgenizzante, si stimola anche il fegato con il fritto per migliorare il lavoro notturno di coniugazione ormonale facilitato dal potassio e dagli amidi della patata. La cicoria e i mandarini proteggono la funzione renale. Buona quota complessiva di zuccheri.
Pranzo: 180 gr di coniglio alla cacciatora, 2 pomodori in insal, banana.
Cena: 80 gr di tagliatelle al pomodoro, 2 zucchine marinate, 1 o 2 mele.
A pranzo stimolo androgenico del coniglio e sostegno epatico del pomodoro, la banana per gli zuccheri e il potassio mentre a cena le tagliatelle allʼuovo fanno da leggero “richiamo” dello stimolo del pranzo e non sovraccaricano i reni, le zucchine marinate (fritte) sostengono la funzione epatica.
Pranzo: 50 spaghetti con le vongole, 2 uova al piatto, insalta mista, 3 mandarini Cena:
150 gr di salsiccia ferri, 2 pomodori in insal, ¼ di ananas.
A pranzo stimolo di vongole e uova di gallina, zuccheri dalla pasta e dai mandarini, insalata per lʼacqua di vegetazione; la sera nuovo stimolo proteico sostenendo il fegato e i reni con i pomodori e lʼananas.
Pranzo: 200 gr di frittura di gamberi, 2 carciofi trifolati, 250 di macedonia di frutta con zucchero e limone.
Cena: 70 gr di spagh alla carbonara, 1 finocchio in insal, 4 mandarini.
Pranzo: 50 gr di tagliatelle al pomodoro, 170 gr di agnello al forno, insalta mista, a arancia.
Cena: 70 gr di pasta con cavolfiore, 2 zucchine fritte in pastella, mela.
A pranzo viene proposto lo stimolo surrenalico dellʼagnello; a cena quello tiroideo del cavolfiore (che non disturba il sonno) e quello epatico della zucchine in pastella.
Il bambino e stato in dieta da settembre ad aprile, a quel punto ha cominciato a manifestare una certa insofferenza alla dieta che ha indotto i genitori ad interrompere gli incontri cercando però di continuare sulla scorta di quanto fatto fino a quel momento.
Ad aprile i dati antropometrici erano: altezza 147 cm, torace 84 cm, vita 87 cm, fianchi 86. Il peso era 59 kg. La situazione genitale era, a detta degli stessi genitori, migliorata ma non ci sono ulteriori notizie su come sia andato il proseguimento “autonomo” della dieta.
Oggi il nostro Gianni dovrebbe avere 16 anni.
Gli ipogonadismi maschili possono manifestarsi anche in assenza di livelli ormonali alterati rilevabili dalle analisi del sangue.
Le ereditarietà familiari ma soprattutto le abitudini alimentari sbagliate possono provocare nellʼinfanzia guasti che non è sempre possibile recuperare completamente anche perché i piccoli pazienti fanno più fatica di un adulto a rispettare un regime alimentare preordinato. Questo accade più facilmente quando non sono stati abituati in precedenza a pensare al pasto, oltre che come momento piacevole, anche come un atto che deve essere articolato e possibilmente completo. Con troppa facilità si consente ai bambini di non mangiare i contorni e a volte anche la frutta lasciandoli, di fatto, abbandonati a se stessi nella scelta dei cibi che, giocoforza, finiscono per essere sempre gli stessi e in una buona percentuale dei casi non salutari. Si è scelto volutamente questo caso “incompiuto” per sottolineare che il bambino può non farcela a finire il lavoro soprattutto se il supporto e la motivazione non gli vengono offerti costantemente e se le precedenti abitudini erano talmente fuori controllo da rendere qualunque regime dietetico troppo diverso da prima e quindi alla lunga impraticabile. Quello che la Bioterapia Nutrizionale può fare per i Bambini come Gianni è indubbiamente tanto ma quello che possono fare i genitori è molto di più.